Martedì 26 novembre 2019
ore 13-19
Laboratorio di composizione di musica acusmatica laboratorio
in collaborazione con il Master in Sonic Arts dell’Università di Roma Tor Vergata
Docente: Paolo Gatti
Mattatoio – Padiglione 9B
ingresso libero fino ad esaurimento posti prenotazione obbligatoria
Il laboratorio è incentrato su alcune delle numerose tecniche di composizione di musica acusmatica, ossia quella parte della musica elettronica che riguarda opere costituite da suoni fissati su supporto e da diffondersi esclusivamente tramite altoparlanti. L’incontro, a carattere laboratoriale, sarà introdotto da una breve contestualizzazione storica della musica acusmatica e si baserà sul connubio fra concetti teorici (relativi, ad esempio, alla disamina di alcune articolazioni musicali, al rapporto fra macro-forma e micro-forma, fra gesto e tessitura) e applicazioni pratiche, passando attraverso ascolti guidati e realizzazione di brevi esercizi compositivi, volti alla creazione di semplici strutture musicali mediante computer.
Si estenderà quindi il concetto di musica acusmatica a vari ambiti presenti sulla scena artistica contemporanea, mettendo in evidenza, mediante brevi analisi, la trasversalità e l’attualità della musica acusmatica stessa, che è in grado di adattarsi, supportandoli, a molteplici linguaggi espressivi.
ore 20
Musica come scultura: l’arte acusmatica conferenza/concerto
in collaborazione con il Master in Sonic Arts dell’Università di Roma Tor Vergata
Intervengono:
Giovanni Costantini, Direttore del Master in Sonic Arts Tecnologie e Arti del Suono – Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Docente di Tecnologie per la sintesi e l’elaborazione del suono
Giorgio Nottoli Docente di Storia, Analisi e Composizione della Musica Elettroacustica presso il Master in Sonic Arts Tecnologie e Arti del Suono – Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Programma del concerto
Walter Branchi Voltarsi, piano (Musica dei significanti) (2017) per suoni concreti – 4’30”
Giorgio Nottoli Ruota del tempo (1996) per tracce sonore sintetizzate con sistemi digitali – 10′
Giovanni Costantini I have a dream (2019) per suoni di voce e clarinetto elaborati (versione acusmatica) – 6’30”
Riccardo Santoboni L’ombra di theta (2019) per suoni concreti e suoni di sintesi – 8’
Paolo Gatti Trigramma 8 (2014) per suoni concreti e suoni di sintesi – 10′
Barry Truax Basilica (1992) per suoni concreti – 12′
Mattatoio – Padiglione 9B
ingresso libero fino ad esaurimento posti
La musica acusmatica è musica creata per essere ascoltata esclusivamente tramite altoparlanti. Il termine musica acusmatica è stato introdotto dal compositore francese Pierre Schaeffer nel 1966 nel suo libro Traité des objets musicaux (Trattato sugli oggetti musicali) per definire l’ascolto di musica elettronica in assenza di esecutore. Esso deriva dalla parola greca akusmatikoi, nome con cui venivano indicati i discepoli di Pitagora, che ascoltavano il maestro parlare da dietro ad un velo per potersi concentrare meglio sui processi logici del suo discorso. Nella musica acusmatica un altoparlante prende metaforicamente il posto del velo pitagorico con l’intento di proporre un ascolto rivolto esclusivamente al suono, senza distrazioni visive o coinvolgimenti emotivi di altro tipo che la presenza dell’esecutore comporta. Il suono viene percepito esclusivamente mediante le sue caratteristiche intrinseche, senza che ci sia necessariamente un riferimento alla sorgente acustica che lo ha generato.
La musica acusmatica ha rappresentato un totale sconvolgimento delle regole di fruizione musicale del mondo occidentale, basata sul concerto come spettacolo e sulla bravura dell’esecutore, vero attore applaudito dal pubblico molto più del compositore dell’opera. La musica acusmatica riporta l’attenzione sul compositore e sull’oggetto artistico, che ora ha vita propria e non ha bisogno, per esistere, della mediazione di un interprete che non sempre trasmette integro il messaggio del compositore.
Si comprende, da quanto detto, che per la nascita di tale genere musicale, alla fine degli anni ‘40 del secolo scorso, è stata fondamentale l’invenzione della registrazione del suono. Il brano musicale è realizzato e fissato su un supporto dallo stesso creatore dell’opera con un procedimento simile a quanto avviene in altre forme d’arte: esso può essere conservato e riprodotto così come concepito dall’artista, allo stesso modo in cui una scultura o una pittura possono essere esposte in una mostra o in un museo.
Un cambiamento così radicale della concezione musicale porta, inevitabilmente, alcune implicazioni importanti sulla sua composizione e fruizione.
Per quanto riguarda la composizione, la musica elettronica non utilizza le note musicali e le regole dell’armonia classica, ma materiale acustico registrato ed elaborato utilizzando le tecnologie elettroniche. Queste ultime aiutano il compositore a modificare, plasmare e comporre insieme materiali sonori fino a realizzare il risultato musicale desiderato. Il timbro assume, in questo genere musicale, un ruolo principe. I compositori dedicano un’attenzione particolare alla ricerca di amalgami timbrici inconsueti, sia sintetizzando suoni elettronici, sia elaborando elettronicamente suoni concreti. Questi ultimi, in particolare, sono resi a volte irriconoscibili, giocando ad equivocare fra suoni emessi da sorgenti acustiche reali e suoni sintetizzati, cosa che rappresenta un formidabile strumento espressivo.
Per quanto riguarda la fruizione di tale musica, ci si è chiesti se le tradizionali sale da concerto fossero il luogo più idoneo all’ascolto e quale fosse il sistema di altoparlanti che meglio potesse rendere il risultato sonoro. Per quest’ultimo, in particolare, sono state proposte varie soluzioni: tra le più affermate, quella che prevede un certo numero di altoparlanti disposti in cerchio attorno all’ascoltatore (proposta da John Chowning) e quella detta “acusmonium”, che dispone invece gli altoparlanti in tutto lo spazio d’ascolto, anche tra il pubblico (utilizzata soprattutto in Francia). Entrambe queste tecniche di diffusione sonora realizzano la cosiddetta “spazializzazione del suono”, ossia una proiezione del suono nello spazio acustico: essa consente un maggiore coinvolgimento emotivo dell’ascoltatore, sopperendo parzialmente all’assenza di un esecutore dal vivo. Inoltre, queste tecniche di diffusione consentono di adattare l’esecuzione del brano alle caratteristiche acustiche dello spazio, mediante l’intervento di un “interprete acusmatico” che riporta in questo genere musicale, anche se in un modo completamente diverso, la figura dell’interprete musicale.